Asteroidi

(495102) 2011 UU106 il 2° NEA Scoperto a San Marcello

2011 UU106 il secondo NEA scoperto a San Marcello

 

 L'osservatorio di San Marcello scopre il 2°asteroide NEA.

Era la sera del 15/10/2006 quando Luciano Tesi e Giancarlo Fagioli, dall'osservatorio della montagna Pistoiese, nel corso di una sessione di ricerca di nuovi asteroidi, nello loro immagini notato un puntino che si muove.

Da un primo controllo l'oggetto sembrava un nuovo pianetino.

Riescono ad ottenere due misure di posizione, che vengono inviate al Minor Planet Center.

L'asteroide al momento delle osservazioni aveva una luminosità al limite strumentale ~20.0 mag. Pertanto non fu possibile seguirlo, come di consuetudine, nelle sere successive.

Dopo 5 anni il 18 ottobre lo stesso oggetto viene ri-scoperto dall'osservatorio 461 University of Szeged, Piszkesteto Stn. (Konkoly), come annunciato da M.P.E.C. 2011-U69 al quale viene assegnata a designazione provvisoria 2011 UU106.

Nello stesso periodo l'asteroide viene nuovamente misurato dai ricercatori del GAMP, quando la sua luminosità era di circa 18.0 mag.

Nel dicembre del 2017 il Minor Planet Center numera definitivamente l'asteroide 2011 UU106, con il numero 495102 (Discovery Circumstances: Numbered Minor Planets (495001)-(500000)).

Ed in funzione delle circolare MPEC 2010-U20 : EDITORIAL NOTICE

la scoperta del NEA (495102)

viene attribuita ai ricercatori di San Marcello.

 

                                                             Orbita dell'Asteroide 495102.

Luciano Tesi e Giancarlo Fagioli, hanno ufficialmente scoperto un asteroide di Tipo NEA ( near-Eart Asteroidi), ovvero un pianetino che passa vicino alla Terra. La sua distanza minima dalla Terra, detta MOID è di 0.0773 UA (11.564.080 km).

Di seguito una tabella dei passaggi ravvicinati alla Terra ( fonte NeoDys)


 L'asteroide ha un diametro di circa 600 metri.
Di seguito si riportano gli elementi orbitali. 

 Sul numero 47-2 del 2017 Brian D. Warner ha pubblicato la curva di luce dell'asteroide indicando un periodo di rotazione di 1.85 h, ma i dati non sono sufficienti precisi.

 

Scoperta 3657 Ermolova è BINARIO

 

 L'asteroide 3657 Ermolova è binario! Lo annuncia la CBAT 4861 del 28/09/2020.

Grazie ad una collaborazione internazionale  guidata dall'astronomo Petr Pravec che conduce la Photometric Survey for Asynchronous Binary Asteroids è stato possibile determinare il periodo di rotazione principale di 2.60655 +/- 0.00006 hr mentre il satellite ruota in 12.540 +/- 0.003 hr.

Gli eventi registrati hanno un profondità di soli 0.02 to 0.03 mag. indicando un rapporto del diametro tra il corpo principale ed il secondario di 0.14 +/- 0.03. 

Il GAMP ha contribuito in modo fondamentale, osservando l'asteroide per quasi 80 ore  in 20 notti per circa due mesi.  In totale sono state 16 le sessioni utili per determinare il piccolissimo calo di luminosità dovuto agli eventi mutui che hanno registrato una profondità di 0.02 mag, su un asteroide che nel periodo osservato è passato dalla 14.5 alle 16.4 mag. 

E' stata davvero una bella avventura e una grande soddisfazione per i soci del GAMP ottenere questo importante risultato, in particolar modo per le difficoltà intrisiche nelle osservazioni.

CBAT della Scoperta

 

Animazione di alcune curve di luce riprese dall'Osservatorio

Curva di Luce dell'asteroide Ermolova

Curva di luce della mini luna di Ermolova

Il Primo Atira “venusiano”

Il Primo Atira “venusiano”

 

Grande soddisfazione per gli astrofili italiani in questo inizio di anno: per la prima volta nella storia dell’astronomia è stato scoperto un asteroide che ruota interamente all’interno dell’orbita di Venere.

Gli astronomi classificano gli asteroidi in base ai parametri orbitali, come ad esempio gli asteroidi della fascia principale, oggetti che ruotano tra le orbite di Marte e Giove, od i NEA (Near Earth Asteroid) che si avvicinano alla Terra. Questi oggetti hanno il perielio q<1.3 UA ed al momento risultano esserne classificati oltre 20 000. Tra questi vi sono i PHA (asteroidi potenzialmente pericolosi) che hanno un MOID (minima distanza dalla Terra) di 0.05 UA ed una valore (magnitudine assoluta) H<22, ovvero con un diametro maggiore a circa 150 metri.

Gli asteroidi NEA a sua volta sono catalogati in 4 gruppi principali: Amor, Apollo, Aten e Atira come mostrato in figura 1.

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_asteroidi-300x202.jpg 300w, https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_asteroidi-768x517.jpg 768w" sizes="(max-width: 1024px) 100vw, 1024px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">

Fig. 1 Classificazione degli asteroidi NEA in funzione dei parametri orbitali

Consultando il sito della NASA Solar Sistem Dynamic, i NEA conosciuti sono così catalogati: Aten 1 633; Apollo 12 000; Amor 8 139; PHA 2 027.

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_categorie-300x191.jpg 300w" sizes="(max-width: 685px) 100vw, 685px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">Fig. 2 – NEA: percentuale per tipo di categoria Aten, Apollo, Amor, PHA, Atira (Fonte NASA)

L’11 Febbraio 2003 il telescopio statunitense Linear scoprì l’asteroide al quale fu data la designazione provvisoria 2003 CP20, successivamente numerato 163693 e poi nominato Atira, una divinità pawnee (tribù di nativi americani) della Terra e stella del mattino. L’asteroide con un diametro di circa 2 Km ha un’orbita interna a quella terrestre con un afelio di 0.98 UA e che ha dato nome a questa nuova tipologia di asteroidi, di cui ad oggi se ne conoscono soltanto 21.

Il 4 Gennaio 2020 l’osservatorio del Monte Palomar Zwicky Transient Facility (Codice MPC I41), utilizzando il telescopio da 1.2–m F/2.4 ha individuato un oggetto inizialmente denominato con la sigla ZTF09k5 le cui misure sono state pubblicate sulla pagina NEOCP del Minor Planet Center. L’oggetto, proprio in virtù delle sue caratteristiche orbitali, era visibile per circa 1 ora dopo il tramonto con una luminosità di 18.1 mag. Dopo circa 15 ore dalla prima osservazione, l’osservatorio di Farra d’Isonzo (codice MPC 595) conferma, ovvero osserva l’oggetto per la prima volta dopo gli scopritori, inviando 4 misure di posizione.

Il giorno successivo Luca Buzzi dell’Osservatorio Schiaparelli di Varese (codice MPC 204) invia un messaggio sulla mailing list della Sezione Asteroidi UAI (http://asteroidi.uai.it/it ) segnalando che tale oggetto potrebbe essere un nuovo NEA Atira, consigliandone l’osservazione. Il primo osservatorio a rispondere all’appello è quello di San Marcello Pistoiese (codice MPC 104) che con il team composto da Paolo Bacci, Martina Maestripieri, Marta Di Grazia e Mauro Facchini, ha effettuato 6 nuove misure di posizione confermando l’ipotesi che si trattasse di un oggetto molto peculiare. Infatti, risultava un afelio di soli 0.65 UA sintomo di un asteroide la cui orbita era completamente dentro quella di Venere. Tuttavia le misure ottenute non erano ancora sufficienti a stabilire con precisione tutti i parametri orbitali. Il risultato ottenuto è stato tempestivamente comunicato in lista asteroidi allegandone un’immagine come riportato in figura 3.

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_immagine-300x227.jpg 300w, https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_immagine-768x582.jpg 768w" sizes="(max-width: 961px) 100vw, 961px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">

Fig. 3 – A sinistra immagine ottenuta dall’osservatorio di San Marcello Pistoiese, a destra lo screenshot del software Find_orb che mostra i parametri orbitali ottenuti dalle misure effettuate.

In considerazione del fatto che l’oggetto era sufficientemente luminoso, le sere a seguire è stato osservato da molti altri osservatori italiani tra cui Enrico Prosperi dell’Osservatorio di Castelmartini (codice MPC 160), Luca Buzzi da Schiaparelli Observatory, Andrea Mantero del Bernezzo Observatory (codice MPC C77), Giorgio Bay di M57 Observatory Saltrio (codice MPC K38) gli osservatori di Ceccano (codice MPC 470) e Sormano (codice MPC 587).

La conferma arriva l’8 Gennaio con la Circolare MPEC 2020-A99 (https://minorplanetcenter.net/mpec/K20/K20A99.html ) con la quale il Minor Planet Center annuncia la scoperta di un nuovo asteroide con la designazione provvisoria 2020 AV2: primo in assoluto ad avere un’orbita completamente interna a quella di Venere come mostrato in figura 4. Nella circolare risultano esserci 19 osservatori sparsi in tutto il mondo dei quali ben 8 sono italiani.

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_orbita-300x195.jpg 300w, https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_orbita-768x498.jpg 768w" sizes="(max-width: 791px) 100vw, 791px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">

Fig. 4 – Diagramma dell’orbita di 2020 AV2.

Come detto gli Atira conosciuti sono 21 ed in figura 5 vengono elencati in ordine crescente di afelio. Si può notare che 2020 AV2 è il primo della lista in quanto ha un afelio di 0.65 UA, il perielio di 0.45, con un’ inclinazione sull’eclittica di 15 gradi, semiasse di 0.55 UA corrispondente a circa 83 000 000 di Km ed un’eccentricità di 0.17 UA che è la seconda tra gli Atira conosciuti; ha inoltre un valore di H=16.3 eguagliando le dimensioni dell’asteroide (163693) Atira. Si evidenzia poi che il secondo e il terzo in elenco, rispettivamente 2019 AQ3 e 2019 LF6, sono stati scoperti con il contributo degli astrofili della Sezione Asteroidi dell’UAI lo scorso anno (vedasi news UAI https://www.uai.it/sito/news/uai-ricerca/2019-lf6-un-atira-da-primato/ e https://www.uai.it/sito/uai-news/la-scoperta-di-2019-aq3-dalla-sezione-asteroidi-uai/ )

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_elenco-300x112.jpg 300w, https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_elenco-768x286.jpg 768w, https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_elenco.jpg 1292w" sizes="(max-width: 1024px) 100vw, 1024px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">

Fig. 5 – Elenco dei 21 Atira finora scoperti (Fonte NASA)

Questa nuova importante scoperta nel nostro Sistema Solare conferma l’ipotesi che vi sia una fascia di asteroidi che ruota vicino al Sole, tra Mercurio e Venere. Tuttavia l’osservazione di questi oggetti è particolarmente difficile poiché si trovano a bassa elongazione dal Sole e quindi possono essere osservati solo poco prima dell’alba o subito dopo il tramonto così come accade per i pianeti interni del Sistema Solare.

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_mantero-300x203.png 300w" sizes="(max-width: 685px) 100vw, 685px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">

Fig. 6 – Immagine di 2020 AV2 ottenuta da Andrea Mantero dall’osservatorio Bernezzo (C77)

Come si è potuto vedere, anche in questo caso il contributo degli astrofili è stato fondamentale ed ha permesso di determinare con sufficiente precisione gli elementi orbitali del primo Atira intervenusiano. Questo è possibile grazie al fatto che con i loro strumenti, anche se di medie e piccole dimensioni, gli astrofili hanno la possibilità di direzionare la propria strumentazione in zone di cielo nei pressi del Sole, oltre al fatto di poter sfruttare a piacimento il “tempo-telescopio”.

Ancora una volta, la collaborazione tra gli osservatori aderenti all’UAI ha portato ad un nuovo importante risultato scientifico.

https://www.uai.it/sito/wp-content/uploads/2020/01/atira_elenco_osservatori-300x283.jpg 300w" sizes="(max-width: 690px) 100vw, 690px" style="box-sizing: border-box; margin-right: auto; margin-left: auto; max-width: 100%; position: relative; overflow: hidden; height: auto; display: block; float: none;">

Fig. 7 – Elenco degli osservatori presenti nella Circolare di scoperta dell’asteroide 2020 AV2 del Minor Planet Center

Paolo Bacci – Responsabile Sezione Asteroidi UAI

Scoperta: L'asteroide Casulli è Binario

L'osservatorio della Montagna Pistoiese ha partecipato ad un importante scoperta: l'asteroide (7132)Casulli  è risultato essere binario.

Di seguito la comunicazione ufficale delle campagna osservativa della Sezione asteroidi dell'UAI.

Sul numero 47-3 del Minor Planet Bulleting il resconto delle osservazioni

 

L’asteroide (7132) Casulli è un asteroide di fascia principale scoperto da A. Vagnozzi il 17 settembre 1993 presso l’osservatorio di Stroncone (Italia) e prende il nome dal mitico astrofilo Silvano Casulli, il primo ad aver utilizzato una camera CCD per l’astrometria dei corpi minori.

L’asteroide era uno dei target fotometrici della campagna fotometrica UAI di gennaio-marzo e sin da subito le anomale attenuazioni delle curve di luce che man mano si acquisivano hanno fatto pensare si trattasse di eventi di eclisse/occultazione da parte di un ipotetico satellite.

Grazie alla collaborazione di: Lorenzo Franco (A81 – Balzaretto Observatory), Alessandro Marchini, Giacomo Bonnoli (K54 – Osservatorio Astronomico Università di Siena), Riccardo Papini (K49 – WBRO Carpione Observatory), Paolo Bacci, Martina Maestripieri (104 – GAMP), Nello Ruocco (C82 Osservatorio Astronomico Nastro Verde), Nico Montigiani, Massimiliano Mannucci (A57 – Margherita Hack Observatory), Giulio Scarfi (K78 – iota Scorpii Observatory) è stato possibile determinate le caratteristiche di questo sistema binario e pubblicare l’ATel #13590 (http://www.astronomerstelegram.org/?read=13590). Un bellissimo risultato tutto italiano e tutto in seno ad una collaborazione UAI.

Il periodo di rotazione dell’asteroide è di 3.5238 +/- 0.0002 ore, mentre il satellite ruota con un periodo orbitale di 36.54 +/- 0.02 ore. Le due curve di luce mostrano rispettivamente le variazioni di luminosità causate dalla rotazione del primario e quelle causate dagli eventi di eclisse/occultazione del satellite. I due effetti si combinano tra di loro ed occorre depurarli attraverso i metodi della scomposizione in serie di Fourier.



Gault l'asteroide con la coda

L'asteroide (6478) Gault, scoperto il 12 maggio del 1998 dagli Shoemaker (gli scopritori della famosa cometa SL9 che nel 1994 andò ad impattare su Giove) dall'osservatorio astronomico di Monte Palomar, fa parte della fascia principale degli asteroidi che orbitano tra Marte e Giove, con un diametro presunto di circa 3 chilometri.
 
Epoch 2019 Apr. 27.0 TT = JDT 2458600.5 MPC
M 289.34905 (2000.0) P Q
n 0.28161558 Peri. 83.26761 -0.06020046 +0.99789634 T = 2458851.37726 JDT
a 2.3051451 Node 183.55769 -0.99810066 -0.06049354 q = 1.8588989
e 0.1935870 Incl. 22.81135 -0.01307587 +0.02331132 Earth MOID = 0.98986 AU
P 3.50 H 14.4 G 0.15 U 0
 
 
 
 
Dalle osservazioni effettuate dal telescopio ATLAS delle Hawaii l'8 dicembre del 2018, l'asteroide viene osservato mostrando una coda di 30” in P.A. 290°. Si presume, da modelli matematici, che l'emissione delle polveri potrebbe essersi verificata a novembre del 2018.
 
 
Gault è osservabile dall'Italia poco dopo le una di notte, con una luminosità di circa 18.7 V mag. Sarà utile seguire l'evoluzione del fenomeno, per cui si invitano gli astrofili a riprenderlo nelle prossime notti.
Nella fascia principale degli asteroidi sono stati identificati oggetti cometari che prendono il nome di Mail-Belt Comet. Tra questi, si segnalano i seguenti:
 
133P/Elst-Pizarro
176P/LINEAR
238P/P/2005 U1 (Read)
P/2008 R1 (Garradd)
P/2010 A2 (LINEAR)
 
Un caso analogo si è verificato nel 2010, quando l'asteroide (596) Scheila improvvisamente ha mostrato attività cometaria.
Si può presumere che, sia nel caso di Gault che di Scheila, il loro aspetto sia dovuto ad un micro-impatto che ha eiettato del materiale.
Vedi articolo UAINEW
 
 La notte del 12/01/2019 anche dall'osservatorio di San Marcello è stato ripreso l'asteroide GAULT, dalle immagini si evidenzia ancora il perdurare della coda. 
 
 Come si vede la cosa si estende per oltre 5.000 km, ma dalle notre immagini non si  nota come nel caso di Scheila una chiama.
 
Si puo ipotizzare che l'asteroide sia stato colpito da un altro oggetto di dimensioni molto piu piccole. GAULT ha un diametro di circa 4 km, quindi impattando con una roccia di 50 metri ( irrilevabile da Terra a quella distanza) potrebbe aver causato l'uscita di materiale che è andato a formare la coda. 
Un impatto del genere indubbiamente avra cambiato l'orbita di 6478 ma non tanto da poter essere rilevabile con l'astrometria.
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